• Alla fiera dell’est, per due soldi…

    Per il Vice Ministro Di Stefano, "il nostro settore fieristico è un'eccellenza italiana e uno tra i più sviluppati in Europa e nel mondo”. Davvero?

    Leggete bene queste importanti premesse. “Le fiere contribuiscono al benessere del nostro Paese”. Queste stesse fiere “ permettono l’incontro di domanda e offerta di moltissimi prodotti  che necessitano di una vetrina internazionale per potersi presentare alle imprese e al consumatore finale”.

    Qualche dato macro: le fiere coinvolgono “circa 200.000 espositori e 20 milioni di visitatori, generando affari per 80 miliardi di euro e attraverso di esse si origina il 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano”.  Le parole virgolettate sono tratte dalla dichiarazione del sottosegretario  agli Esteri, Manlio Di Stefano, con delega alla Internazionalizzazione, che si è impegnato per riconoscere al sistema-fiere almeno una parte di quanto richiesto dai Presidenti di Lombardia, Veneto ed Emilia. 

    1€ investito nelle fiere genera 2€ di indotto diretto e 8€ di indotto indiretto; per questo  le città che hanno un  quartiere fieristico se lo tengono  ben stretto in modo da alimentare  hotel, ristoranti, negozi, tassisti , noleggiatori, allestitori, hostess e service di tutti i tipi.  

    Il Covid ha desertificato  questo settore eccellente e sicuro radendo al suolo  il 70% del fatturato fieristico (fino ad oggi salvo). Tale disastro è il frutto della cancellazione di 220 manifestazioni in calendario fino ad agosto e non è detto che anche quelle di settembre siano costrette a non alzare in alcun modo la saracinesca.

    Aggiungiamoci  poi anche  i 51 mila posti di lavoro a  rischio e otteniamo il quadro completo “del settore che il Sottosegretario dichiara essere   “una eccellenza italiana e uno dei più sviluppati in Europa”. Su quest’ultimo aspetto si potrebbe aprire una fondata discussione. Sul primo dei due, diciamo almeno che per un lungo tratto di strada l’eccellenza è stata reale e in taluni casi perdura. Ma il Covid ha la memoria corta e adesso si tratta di contare seriamente i danni.

    Solo il  settore legato agli allestimenti fieristici (architetti, designer, falegnami, elettricisti, tecnici, fabbri, scultori, decoratori, grafici, stampatori, montatori, magazzinieri, trasportatori) ha già perso nel 2020 ( stima FederlegnoArredo) ll’80% del fatturato di un  settore che impiega 120mila addetti e vale oltre 2 miliardi di euro di fatturato.

    Cos’ in tutto il mondo i governi hanno messo in sicurezza le loro fiere con  provvedimenti ad hoc: è successo in Danimarca e Svizzera ,per restare in Europa.  La Cina ha mantenuto il proprio Salone dell’auto  con un sostegno generoso ai propri espositori  e gli organizzatori possono posticipare il pagamento dei canoni di locazione (Shenzhen, Pechino) e soprattutto  posso accedere a specifiche  linee di credito  (Shanghai).

     Le fiere italiane soffrono la concorrenza dei Paesi dove da sempre si investe pesantemente nel settore, a partire proprio dalla Repubblica federale tedesca.

    La Germania punta da sempre sugli eventi fieristici con enormi investimenti sia per le infrastrutture, riconoscendone il valore di leva per tutta l’economia. Nel 2019 la Germania ha completato investimenti per 850 milioni di euro per rinnovare i propri  quartieri fieristici.

    La Fiera di Francoforte investirà  550 milioni nei prossimi 10 anni; quella di Dusseldorf 630 milioni entro il 2030.

    Per avere un’idea della diversità di atteggiamento in Italia basta ricordare che , attraverso il Piano di promozione straordinaria del made in Italy, il ministero per lo Sviluppo economico nel biennio 2016-2017 ha investito nel sistema fieristico 76 milioni di euro e confermato per il 2018 uno stanziamento di 33,5.

    Il  Covid ha indotto il Governo ad adottare  nel DL Agosto una serie di misure specifiche ( art. 91) che hanno fatto gridare al miracolo il sottosegretario con delega Manlio  Di Stefano. Infatti l’articolo citato prevede la costituzione di un fondo di rotazione per la concessione di finanziamenti a tasso agevolato ( a condizioni di mercato) per  300 milioni di euro a cui si aggiunge un cofinanziamento a fondo perduto per complessivi  63 miliardi.

    A conti fatti, il sistema fieristico italiano  dovrebbe rialzarsi contando su 365 milioni di euro da dividersi tra tutti gli enti fieristici italiani, da Pordenone a Cagliari. L’operazione “rotelle” in classe, secondo le stime elaborate da Codacons, da sola vale 100 milioni in più dell’intera disponibilità messa in campo a beneficio delle fiere ( nell’impossibilità di avere i dati ufficiali dal Commissario Arcuri, assumiamo come credibile la stima complessiva di 450  milioni per l’acquisto di 1,5 milioni di banchi innovativi  che non riguarderà in alcun modo la maggior parte dei 7 milioni e 600 mila alunni della scuola italiana.

    L’idea di salvalguardare una dichiarata  eccellenza italiana ( il sistema fieristico) , baluardo e sicurezza della nostra economia, con una dotazione  complessiva  inferiore di 100 milioni rispetto a  quanto messo in campo per le seggiole con rotelle fa ipotizzare  che in molte classi si darà vita a campionati di autoscontri mentre molte fiere saranno costrette anch’esse a sbattere contro l’impossibilità di proseguire la loro funzione.

    Fonte: infosec.news - Egidio MAGGIONI
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